Primo Maggio, Festa del lavoro o Festa dei lavoratori, tra stress, ansia e burnout

Il lavoro per molti è un problema: non c’è, è mal pagato, è difficile da trovare, si perde, è precario, c’è insomma ben poco da festeggiare.

C’è poi un’emergenza di cui si parla sempre troppo poco, le morti sul lavoro, ma non solo quelle che avvengono in fabbrica o altri contesti dove non sempre si dedica, evidentemente, abbastanza attenzione alla sicurezza, esistono insidie ancora più subdole per i lavoratori, che minacciano il loro benessere e in alcuni casi proprio la loro vita, come stress, ansia e burnout.

In Europa, stando ai dati di una recente analisi realizzata dalla Ces, ogni anno si registrano mediamente oltre 6.000 decessi per coronaropatie legate allo stress lavorativo e quasi 5.000 suicidi collegati alla depressione da lavoro. A essere più colpite pare siano soprattutto le donne, strette tra turni di lavoro estenuanti, precarietà e in alcuni casi anche mobbing. Le cose vanno peggio nell’Europa centrale, orientale e sudorientale. I sindacati europei chiedono dunque alla Commissione Ue una direttiva dedicata, nell’ambito del pacchetto lavoro di qualità, con obblighi vincolanti di valutazione dei rischi psicosociali, coinvolgendo i lavoratori e i loro rappresentanti.

Uno dei problemi evidenziati è quello che ci sono confini sempre più labili tra lavoro e vita privata, a causa dello sviluppo del telelavoro e della digitalizzazione, specie a seguito del Covid-19, che si è tradotto in orari più lunghi e in una cultura di reperibilità continua, che ha avuto un impatto spesso rilevante e negatuvo sulla salute dei lavoratori, come evidenziato direttamente dal segretario confederale della Ces, l’italiano Giulio Romani.

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